incubatio_luigi_baldacci

L’INCUBATIO, il quadro di Luigi Baldacci, nasce dopo una passeggiata meravigliosa alle Pastine, un luogo di ritrovamenti archeologici di notevole importanza, nei pressi di Civitaluparella, in provincia di Chieti, grazie alle esplorazioni di Aurelio Manzi in collaborazione con il Prof. Tomaso Di Fraia docente del Dipartimento di Scienze Archeologiche dell’Università di Pisa.

Le emozioni particolari che Baldacci prova quel giorno lo coinvolgono e lo trasportano in un mondo passato, quasi a rivivere una vita trascorsa tanto tempo fa. Trascinato da una forza extrasensoriale percepisce l’invisibile e vede, nella roccia che gli è di fronte, quella alla cui base è posto il letto di pietra dove gli archeologi e gli studiosi ipotizzano si svolgessero pratiche rituali dell’incubatio, una sequela di figure raffiguranti strani volti tra cui quello di una donna piangente ben distinta, che vediamo nel quadro in alto a destra e che immediatamente accomuna alla leggendaria Dea Maja da cui la Maiella prese il nome.

Sente inoltre lo scorrere vivace dell’acqua, come scendesse dalla montagna. Tra sogno e realtà, la magia delle Pastine, dove ipotizza anche la presenza di un antico tempio e di una necropoli, Baldacci la riporta sulla tela. La disegna e poi la colora con l’acrilico a piccoli punti, quasi a ricreare il pointillisme degli impressionisti di un tempo per dare la libertà all’occhio del visitatore di creare le tinte intermedie.

Così racconta la storia di Civitaluparella, tra simboli emblemi e metafore, come la lucerna, i cerchi e le sfere, nella preistoria e nell’epoca delle guerre italiche, quando era dominata da Caldora fino ad oggi, per arricchire la storia dell’Abruzzo.

Maria Gemma Pellicciotta

www.mariapellicciotta.it